Immagine della Grotta Romanelli (presa dalla pagina Facebook: https://www.facebook.com/GrottaRomanelliSite)

Scavi archeologici nazionali

 

GROTTA ROMANELLI 

Grotta Romanelli ha attirato l’attenzione degli studiosi sin dalla fine del 1800.  La grotta ha restituito numerosi reperti archeologici, arte parietale e mobiliare e reperti paleontologici, come il pinguino boreale alca impenne (Pinguinus impennis) divenuto una vera e propria icona della cosiddetta “era glaciale”. Nella grotta sono conservate importanti informazioni sulla presenza umana nel territorio e sulle variazioni climatico-ambientali che hanno caratterizzato l’area nel Pleistocene. Gli studi condotti a Grotta Romanelli hanno da sempre avuto un forte impatto sulla comunità scientifica suscitando dibattiti e diventando, a partire dal 1914, un riferimento per l’innovativo metodo di scavo archeologico proposto da Gian Alberto Blanc. Dopo decenni di scavi coordinati da Blanc, all'inizio degli anni Settanta quando gli scavi nella grotta cessarono lasciando in sospeso numerose questioni scientifiche. Dal 2015 nuove ricerche sono state intraprese da un team multidisciplinare coordinato dal Dipartimento di Scienze della Terra della Sapienza, in collaborazione con istituti di ricerca ed università italiane ed internazionali autorizzati dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Brindisi e Lecce. L’obiettivo del nuovo progetto di ricerca, finanziato dai progetti Grandi Scavi di Sapienza, oltre allo studio scientifico, è quello di costruire un modello 3D virtuale della grotta che possa anche servire come strumento di divulgazione e di diffusione della cultura scientifica.

 

 

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